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Dom12222024

Last updateGio, 15 Feb 2024 6pm

L'UE:pagamenti della Pubblica Amministrazione in 30 giorni

Unione EuropeaDa una recente indagine è emerso che l’Italia è ultima in classifica in Europa per quanto concerne la puntualità dei pagamenti, il cui ritardo ammonta ad oggi a circa 10 miliardi di euro.













L’Italia è la peggiore pagatrice e questo non certo lusingante primato penalizza drasticamente il nostro sistema economico, visto che i ritardi negli incassi delle fatture costringe molti imprenditori a ricorrere a prestiti bancari per finanziare le loro attività.
Per arginare questa preoccupante deriva, in una fase di profonda crisi a livello mondiale, l’Ue pare intenzionata a intervenire fissando nuove regole per i pagamenti dei fornitori da parte degli Stati dell’Unione, tra cui l’obbligo di pagare i fornitori entro 30 giorni. In caso di ritardo il creditore sarà indennizzato con una somma pari al 5% dell’ammontare in questione.
Una situazione ben più grave nel nostro Paese, dove complessivamente le aziende private devono riscuotere dalla pubblica amministrazione qualcosa come 50-60 miliardi di euro, un dato che non migliora neanche quando si fa riferimento alle transazioni commerciali tra le imprese private.
Secondo una recente indagine dell’Ue, infatti, i ritardi nei pagamenti medi contrattuali imputabili allo Stato italiano arrivano a circa 95 giorni, mentre per quanto concerne quelli medi effettivi ci si aggira intorno ai 135 giorni.
Non va meglio nelle transazioni tra imprese, dove si arriva a 68 giorni per il pagamento medio contrattuale di un impresa ad un’altra impresa e a 88 giorni per i pagamenti effettivi.
Dati lontani anni luce da quelli degli altri paesi europei. In Francia i pagamenti medi contrattuali da parte della PA avvengono in appena 57 giorni e quelli effettivi in 71, mentre nel Regno Unito i tempi sono ancora più stretti, appena 30 e 48 giorni. Lo stesso dicasi per i pagamenti tra le imprese: in Francia bastano 49 e 65 giorni, mentre nel Regno Unito sono sufficienti 29 e 47, rispettivamente per i pagamenti medi contrattuali e per quelli effettivi.
Per molte associazioni di categoria, l’intervento della Commissione Ue appare l’unica soluzione per porre fine a un modus operandi che ha messo in ginocchio molte Pmi , alcune delle quali destinate ad uscire dal mercato per la contestuale riluttanza delle banche a concedere credito. Del resto non è un caso che l’Italia, a marzo, abbia fatto segnare il calo più significativo tra i Paesi europei per la fiducia delle imprese e dei consumatori.



Lucia Cocozza-AdIM News
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