L’Europa dice sì all’allargamento degli ammortizzatori sociali
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09 Dic 2013
- Pubblicato: 15 Aprile 2009
- Scritto da redazione
Via libera dell’UE all’intesa Stato-Regioni che prevede di destinare fondi comunitari al sostegno dei lavoratori in maggior difficoltà.
È giunto in questi giorni l’ok della Commissione Europea all’accordo siglato tra Governo e Regioni, che prevede di destinare 8 miliardi di euro per il biennio 2008-2010 agli ammortizzatori sociali.
Ma di cosa si tratta?
L’intesa, recentemente formalizzata nel corso della Conferenza Governo-Regioni, riguarda il finanziamento degli ammortizzatori sociali, ovvero di misure a sostegno del reddito di tutta quella platea di lavoratori generalmente esclusi dagli ordinari strumenti di integrazione: dipendenti di piccole imprese, artigiani, co.co.pro, contratti a termine, ex interinali e apprendisti. Grazie alla maggiore dotazione di fondi, dunque, potranno essere inclusi nelle tutele anche quei lavoratori dipendenti, e altre figure, attualmente non coperti dalla cassa integrazione.
Di questi 8 miliardi, 5,35 saranno a carico dello Stato, mentre i restanti 2,65 dovranno essere stanziati dalle Regioni, le quali faranno ricorso alle risorse messe a disposizione dal Fondo Sociale Europeo(FSE).
Proprio su questo punto si erano attestati i maggiori dubbi in relazione alla reale fattibilità dell’accordo. Come noto, infatti, i fondi del FSE possono essere utilizzati solo per finanziare politiche attive e non, quindi, politiche passive le quali in sostanza si riducono a provvedimenti di carattere assistenziale. Tali incertezze sono state, tuttavia, fugate proprio con l’approvazione del provvedimento da parte della Commissione Europea, grazie alla quale l’accordo può passare ora alla fase attuativa.
Ben presto centinaia di migliaia di lavoratori, sospesi dal lavoro o licenziati, ma anche dipendenti assunti con contratto a termine, apprendisti, lavoratori in somministrazione e collaboratori a progetto, potranno usufruire di questo sostegno al reddito, il quale sarà combinato a interventi formativi utili a favorire un pieno reinserimento nel mondo del lavoro.
Il provvedimento è stato accolto positivamente, in quanto in molti hanno giudicato necessario e non più rimandabile un intervento del Governo per migliorare il sistema delle tutele sociali, soprattutto in un periodo così delicato e critico. Ma non mancano le perplessità.
In particolare ci si chiede quanto sia producente, soprattutto nel lungo periodo, investire in politiche assistenziali delle risorse concepite e stanziate per l’attuazione di progetti tesi a favorire lo sviluppo e la crescita del tessuto produttivo. Su questo punto si sono espresse molte associazioni di categorie le quali, pur riconoscendo l’importanza di destinare degli aiuti ai lavoratori in difficoltà, non ha potuto fare a meno di sottolineare che il “dirottamento” delle risorse altrimenti destinate a sostenere le imprese, alla lunga potrà rivelarsi non solo inefficace ma addirittura dannoso.
Si è sottolineato, infatti, che sarebbe molto più utile utilizzare i fondi comunitari per il sostegno dell’impresa, magari investendo i finanziamenti comunitari in programmi di formazione e di specializzazione del personale, che potrebbero garantire ai lavoratori, oggi precari, una maggior flessibilità e preparazione e, quindi, una minor possibilità di essere “esclusi” dal mondo del lavoro.
È per questo che da più parti si insiste per associare alle misure di sostegno del reddito, che sono senza dubbio lodevoli, dei provvedimenti indirizzati a supportare specificamente le imprese, vero motore e cuore pulsante, del sistema economico.
Lucia Cocozza-AdIM News