Il Decreto "Cura Italia" in pratica: intervista al Dottore Commercialista Alessandro Lodato
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20 Mar 2020
- Pubblicato: 20 Marzo 2020
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In questi giorni, notevole è stata la massa di informazioni intorno al tanto famoso Decreto "Cura Italia", varato dal Governo per l'emergenza sanitaria in corso e viste le numerose riflessioni che ha suscitato, abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza grazie al contributo da parte di chi ogni giorno può "toccare con mano" la situazione imprenditoriale che attualmente ci coinvolge. Ringraziamo il dr. Alessandro Lodato, iscritto all'Ordine dei Commercialisti di Salerno, per aver risposto alle domande che maggiormente hanno avuto risalto in questi giorni. Partiamo da un'analisi della situazione imprenditoriale che stiamo vivendo, quale, secondo lei, è la difficoltà maggiore che le attività commerciali devono affrontare? Per quel che concerne l’attuale situazione imprenditoriale, l’impatto del Coronavirus sta causando un calo dei ricavi e dei margini di profitto delle imprese. Con la chiusura imposta a gran parte degli esercizi commerciali, si sta arrivando anche ad un totale azzeramento dei ricavi, per un periodo che, allo stato attuale, non è facilmente determinabile. I settori che pagano lo scotto più alto in questo momento storico sono, senza dubbio, quello turistico e commerciale, in particolare attività di bar e ristorazione, ma anche il settore artigianale, in cui i più penalizzati sono, tra gli altri, parrucchieri, estetisti e pasticcieri. La maggiore difficoltà che le imprese si trovano ad affrontare è la mancanza di liquidità, che comporta impossibilità ad adempiere a tutte le obbligazioni nel breve-medio periodo, come i debiti verso i fornitori, i fitti e gli stipendi ai lavoratori dipendenti. Andando nello specifico, ritiene che, da un punto di vista soprattutto fiscale, il decreto Cura Italia sia sufficiente a traghettare questa crisi verso una soluzione? Il decreto “Cura Italia”, di certo, ha cercato di porre rimedio alla situazione venutasi a creare. Il Governo ha varato un maxi-decreto da 25 miliardi di euro con norme e misure finanziarie di contenimento dell’emergenza sanitaria ed economica scatenata dal Coronavirus, di cui 10 miliardi al lavoro e oltre 3 miliardi per sanità. I titoli del provvedimento si concentrano principalmente su sostegno al reddito e al lavoro, welfare e ammortizzatori sociali, liquidità per famiglie e imprese, sospensione e rinvio di tasse e imposte, incentivi alle attività produttive, semplificazioni, assunzioni e investimenti nella P.A. in particolare nel Servizio Sanitario Nazionale. Con questa manovra il governo stima di arrivare comunque al 3,3 per cento di indebitamento netto in rapporto al PIL. Naturalmente, tale stima dipende dal livello del PIL (nominale) che si raggiungerà a fine 2020 e, più precisamente, dall’impatto dell’emergenza sull’economia così come dagli effetti positivi delle misure messe in campo. Di certo, a mio parere, sarà necessario intervenire ulteriormente già dal mese di aprile per integrare le disposizioni transitorie in parte previste come una tantum e, pertanto, non ripetibili con cadenza mensile. Quali sono le misure che più apprezza del decreto e in quali, eventualmente, è mancante? Il decreto interviene con provvedimenti su quattro fronti principali. Il primo è il finanziamento e altre misure per il potenziamento del Sistema sanitario nazionale, della Protezione civile e degli altri soggetti pubblici impegnati sul fronte dell’emergenza. Il secondo è il sostegno all’occupazione e ai lavoratori per la difesa del lavoro e del reddito. Il terzo prevede il supporto al credito per famiglie e micro, piccole e medie imprese, tramite il sistema bancario e l’utilizzo del fondo centrale di garanzia. Infine, l’ultimo è la sospensione degli obblighi di versamento per tributi e contributi nonché di altri adempimenti fiscali ed incentivi fiscali per la sanificazione dei luoghi di lavoro e premi ai dipendenti che restano in servizio.
In alcuni ambiti il decreto sarà sicuramente efficace. Innanzitutto per i lavoratori dipendenti, ai quali è stata garantita la cassa integrazione guadagni, anche in deroga, per un massimo di 9 settimane ed anche il cosiddetto blocco dei licenziamenti dal 23/02/2020, in modo che come più volte detto dal Presidente del Consiglio Conte: “Nessuno deve perdere il proprio lavoro”. Di contro, però, evidenzio poca attenzione ai lavoratori autonomi in generale, ai quali sono state indirizzate risorse esigue. Paradossale il caso dei liberi professionisti iscritti a casse private, per i quali non sono stati previsti interventi se non di posticipo delle scadenze fiscali. Secondo lei, la ripresa economica di cosa avrà maggiormente bisogno e per quanto tempo gli effetti si faranno sentire sul commercio? La crisi economica attuale dovrebbe presentare tutta la sua intensità in questo primo semestre 2020, per poi riprendersi e recuperare a partire dal secondo semestre dell’anno. In pratica i primi segnali di ripresa dovremmo conoscerli già a partire dai primi mesi estivi. Questo si verificherà, però, a condizione che il Coronavirus sia debellato o comunque cessi la sua intensità virulenta già a partire dalla primavera inoltrata. Sarà, dunque, necessario mettere in atto, fin da adesso, uno straordinario programma di investimenti pubblici e di politica industriale. A mio parere, per il settore commercio, il 2020 sarà un anno di transizione. Difficile stabilire per quanto tempo gli effetti di questa crisi si faranno sentire. Prima dobbiamo raggiungere l’obiettivo di fermare questa epidemia, poi si potrà pensare alla ripresa ed anche ad una stima dei tempi di recupero. Infine, da un suo personale punto di vista, cosa auspica per il futuro? Il nostro futuro sarà condizionato dalle scelte nazionali, ma anche dall’evoluzione della politica europea e dagli accordi internazionali indispensabili per affrontare la crisi mondiale dovuta al covid19. Ci sono comunque segnali incoraggianti da parte della governance europea che, dopo i primi tentennamenti dei giorni scorsi, sembra voler fornire ai singoli stati colpiti dalla pandemia, tutto il supporto di politiche anche monetarie ora più che mai necessarie a superare questo momento difficile per l’economia. Dobbiamo, quindi, essere fiduciosi che dopo questo difficile momento di buio, il nostro Paese si risolleverà.
Dott. Lamberti Giuseppe