La confusione di Conte blocca l’informazione
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22 Mar 2020
- Pubblicato: Domenica, 22 Marzo 2020 11:08
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Era la tarda serata di sabato 11 Marzo, quando il Presidente del Governo Giuseppe Conte, annunciava ulteriori misure restrittive alle attività economiche e produttive del paese al fine di contenere in maniera più aggressiva la crisi pandemica da Covid19. Il Governo, sceglie, di mantenere operative solo le attività strettamente necessarie a garantire i servizi essenziali - <<il motore dell'Italia rallenta, ma non si ferma>> - queste le parole del Premier – ma con il successivo Dpcm, emanato Domenica 22 Marzo, a fermarsi devono essere state le competenze di tutto lo staff del Premier, poiché nell’allegato al Decreto, tra le attività operative, classificate tra l’altro per codice Ateco, non compaiono le edicole, ovvero il “commercio al dettaglio di libri, riviste e giornali” mentre restano operative le agenzie di distribuzione alle stesse “commercio all’ingrosso di libri, riviste e giornali”. Fatta salva la possibilità per il Governo, di aver scoperto un metodo “innovativo” e tutto personale, nella consegna dei quotidiani ai cittadini italiani, questo pasticcio sembra proprio la conferma che qualcosa al suo interno non funzioni. La confusione fa ancora da padrone all’interno dell’esecutivo, confermando ancora una volta, tutti i suoi limiti.
Dott. Lamberti GiuseppeScuola, applicazioni pratiche di un sistema che non esiste
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22 Mar 2020
- Pubblicato: Domenica, 22 Marzo 2020 11:01
- Scritto da Editor
<<La scuola è aperta a tutti>>. Così, in apertura, cita l'art. 34 della Costituzione Italiana, andando ad individuare nell'istruzione, uno dei diritti inalienabili che, lo Stato e tutte le Istituzioni pubbliche, hanno il dovere civico e morale di garantire ai propri cittadini. Ma i padri fondatori della nostra Costituzione, mai avrebbero potuto prevedere l'evoluzione della società e tantomeno le criticità che si sarebbero potute verificare in caso di emergenze pandemiche simili a quella che oggigiorno sta attraversando il mondo e mettendo in ginocchio l'Italia. Nella società della conoscenza, caratterizzata dalla crescita frenetica della tecnologia e della digitalizzazione, criticità e soluzioni sono da ricercare negli attori principali delle Istituzioni, che a vario livello, non hanno saputo o voluto cogliere i cambiamenti richiesti dai nuovi modelli sociali. Una società con molte soluzioni e con poche applicazioni pratiche, questa che oggi si ritrova priva di <<scuole aperte a tutti>> , con criticità facilmente rilevabili che non consentono un diritto allo studio fruibile a tutti, e altresì labile dal punto di vista didattico, andando a minare ciò che invece, l'equità dovrebbe garantire. Eppure, bastava mettere "a sistema" una serie di pratiche inclusive per far sì che tutti, nessuno escluso, trovassero un'istruzione "smart": un accesso ad internet per tutti gli studenti, tecnologie integrabili con qualsiasi dispositivo e applicazioni per facilitare la didattica. Ma queste, sono solo alcune delle azioni da poter mettere in campo. Didattica a distanza, quindi, che dovrebbe condurre non solo a metodologie "inclusive", ma sviluppare altresì il concetto di "competenze", come sottolineato nelle sue pubblicazioni, dalla dott.ssa Franca Da Re, pedagogista di fama nazionale e internazionale. La realtà, quella vera, quella a cui pochi soffermano la propria attenzione è la difficoltà a cui insegnanti e docenti devono far fronte, spesso anche con soluzioni "fatte in casa" per facilitare la didattica a distanza. Stiamo assistendo, infatti, ad uno Stato che sicuramente non <<promuove le condizioni che rendano effettivo il diritto al lavoro>> (Costituzione - art.4) e che seppur promuovendo azioni in tal senso, lo fa in maniera disorganizzata e senza le giuste competenze. L'assenza di una "regia didattica" pone inevitabilmente l'accento su un "sistema scuola" inesistente. Bisogna avere il coraggio di mettere in atto una revisione strutturale, lo stesso coraggio che milioni di docenti hanno avuto, spesso in mancanza di competenze ed esperienze pregresse, nel fronteggiare da soli la crisi pandemica, garantendo ai propri alunni il diritto all'istruzione. E' necessario rammentare che in questa fase di emergenza da una parte le scuole chiedono di mantenere la socializzazione, dall'altra le famiglie pretendono un rapporto più continuo e propinquo sebbene il momento sia tiranno della virtualità. Compiti inviati, video-lezioni e audio-lezioni, insegnanti che in tutti i modi cercano di rendersi utili e meritevoli di accedere nella lista degli eroi, insieme ai medici e agli infermieri, ma ci sarebbe voluta competenza e preparazione a monte. Unica nota lieta, è da rintracciare nella resilienza degli alunni che, nonostante le varie difficoltà, stanno apprendendo un nuovo sapere, quello dei valori tradizionali e delle piccole cose, a dirla con parole montessoriane <<stanno facendo da soli>>. Verrebbe, quindi, naturale chiedersi, non chi siano i responsabili, ma quali siano le responsabilità e a quali indennizzi, economici e morali, esse potranno recare, una volta che tale crisi sarà cessata.
Dott. Lamberti Giuseppe
Il Decreto "Cura Italia" in pratica: intervista al Dottore Commercialista Alessandro Lodato
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20 Mar 2020
- Pubblicato: Venerdì, 20 Marzo 2020 10:46
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In questi giorni, notevole è stata la massa di informazioni intorno al tanto famoso Decreto "Cura Italia", varato dal Governo per l'emergenza sanitaria in corso e viste le numerose riflessioni che ha suscitato, abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza grazie al contributo da parte di chi ogni giorno può "toccare con mano" la situazione imprenditoriale che attualmente ci coinvolge. Ringraziamo il dr. Alessandro Lodato, iscritto all'Ordine dei Commercialisti di Salerno, per aver risposto alle domande che maggiormente hanno avuto risalto in questi giorni. Partiamo da un'analisi della situazione imprenditoriale che stiamo vivendo, quale, secondo lei, è la difficoltà maggiore che le attività commerciali devono affrontare? Per quel che concerne l’attuale situazione imprenditoriale, l’impatto del Coronavirus sta causando un calo dei ricavi e dei margini di profitto delle imprese. Con la chiusura imposta a gran parte degli esercizi commerciali, si sta arrivando anche ad un totale azzeramento dei ricavi, per un periodo che, allo stato attuale, non è facilmente determinabile. I settori che pagano lo scotto più alto in questo momento storico sono, senza dubbio, quello turistico e commerciale, in particolare attività di bar e ristorazione, ma anche il settore artigianale, in cui i più penalizzati sono, tra gli altri, parrucchieri, estetisti e pasticcieri. La maggiore difficoltà che le imprese si trovano ad affrontare è la mancanza di liquidità, che comporta impossibilità ad adempiere a tutte le obbligazioni nel breve-medio periodo, come i debiti verso i fornitori, i fitti e gli stipendi ai lavoratori dipendenti. Andando nello specifico, ritiene che, da un punto di vista soprattutto fiscale, il decreto Cura Italia sia sufficiente a traghettare questa crisi verso una soluzione? Il decreto “Cura Italia”, di certo, ha cercato di porre rimedio alla situazione venutasi a creare. Il Governo ha varato un maxi-decreto da 25 miliardi di euro con norme e misure finanziarie di contenimento dell’emergenza sanitaria ed economica scatenata dal Coronavirus, di cui 10 miliardi al lavoro e oltre 3 miliardi per sanità. I titoli del provvedimento si concentrano principalmente su sostegno al reddito e al lavoro, welfare e ammortizzatori sociali, liquidità per famiglie e imprese, sospensione e rinvio di tasse e imposte, incentivi alle attività produttive, semplificazioni, assunzioni e investimenti nella P.A. in particolare nel Servizio Sanitario Nazionale. Con questa manovra il governo stima di arrivare comunque al 3,3 per cento di indebitamento netto in rapporto al PIL. Naturalmente, tale stima dipende dal livello del PIL (nominale) che si raggiungerà a fine 2020 e, più precisamente, dall’impatto dell’emergenza sull’economia così come dagli effetti positivi delle misure messe in campo. Di certo, a mio parere, sarà necessario intervenire ulteriormente già dal mese di aprile per integrare le disposizioni transitorie in parte previste come una tantum e, pertanto, non ripetibili con cadenza mensile. Quali sono le misure che più apprezza del decreto e in quali, eventualmente, è mancante? Il decreto interviene con provvedimenti su quattro fronti principali. Il primo è il finanziamento e altre misure per il potenziamento del Sistema sanitario nazionale, della Protezione civile e degli altri soggetti pubblici impegnati sul fronte dell’emergenza. Il secondo è il sostegno all’occupazione e ai lavoratori per la difesa del lavoro e del reddito. Il terzo prevede il supporto al credito per famiglie e micro, piccole e medie imprese, tramite il sistema bancario e l’utilizzo del fondo centrale di garanzia. Infine, l’ultimo è la sospensione degli obblighi di versamento per tributi e contributi nonché di altri adempimenti fiscali ed incentivi fiscali per la sanificazione dei luoghi di lavoro e premi ai dipendenti che restano in servizio.
In alcuni ambiti il decreto sarà sicuramente efficace. Innanzitutto per i lavoratori dipendenti, ai quali è stata garantita la cassa integrazione guadagni, anche in deroga, per un massimo di 9 settimane ed anche il cosiddetto blocco dei licenziamenti dal 23/02/2020, in modo che come più volte detto dal Presidente del Consiglio Conte: “Nessuno deve perdere il proprio lavoro”. Di contro, però, evidenzio poca attenzione ai lavoratori autonomi in generale, ai quali sono state indirizzate risorse esigue. Paradossale il caso dei liberi professionisti iscritti a casse private, per i quali non sono stati previsti interventi se non di posticipo delle scadenze fiscali. Secondo lei, la ripresa economica di cosa avrà maggiormente bisogno e per quanto tempo gli effetti si faranno sentire sul commercio? La crisi economica attuale dovrebbe presentare tutta la sua intensità in questo primo semestre 2020, per poi riprendersi e recuperare a partire dal secondo semestre dell’anno. In pratica i primi segnali di ripresa dovremmo conoscerli già a partire dai primi mesi estivi. Questo si verificherà, però, a condizione che il Coronavirus sia debellato o comunque cessi la sua intensità virulenta già a partire dalla primavera inoltrata. Sarà, dunque, necessario mettere in atto, fin da adesso, uno straordinario programma di investimenti pubblici e di politica industriale. A mio parere, per il settore commercio, il 2020 sarà un anno di transizione. Difficile stabilire per quanto tempo gli effetti di questa crisi si faranno sentire. Prima dobbiamo raggiungere l’obiettivo di fermare questa epidemia, poi si potrà pensare alla ripresa ed anche ad una stima dei tempi di recupero. Infine, da un suo personale punto di vista, cosa auspica per il futuro? Il nostro futuro sarà condizionato dalle scelte nazionali, ma anche dall’evoluzione della politica europea e dagli accordi internazionali indispensabili per affrontare la crisi mondiale dovuta al covid19. Ci sono comunque segnali incoraggianti da parte della governance europea che, dopo i primi tentennamenti dei giorni scorsi, sembra voler fornire ai singoli stati colpiti dalla pandemia, tutto il supporto di politiche anche monetarie ora più che mai necessarie a superare questo momento difficile per l’economia. Dobbiamo, quindi, essere fiduciosi che dopo questo difficile momento di buio, il nostro Paese si risolleverà.
Dott. Lamberti Giuseppe
Il mondo e la fobia della crescita demografica
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19 Mar 2020
- Pubblicato: Giovedì, 19 Marzo 2020 10:23
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<<Ogni bambino nato in soprannumero rispetto all'occorrente per mantenere la popolazione al livello necessario deve inevitabilmente perire, a meno che per lui non sarà fatto posto dalla morte degli adulti>>. Questo, uno dei più celebri passi delle teorie di Thomas Robert Malthus, economista inglese vissuto tra la fine del '700 e l'inizio dell' 800. Le parole di questi giorni, del primo ministro inglese, Boris Johnson, <<Abituatevi a perdere i vostri cari>>, sembrano risuonare proprio la teoria malthusiana sul controllo demografico della popolazione, attraverso la quale, i governi nazionali "sarebbero autorizzati" a porre in essere determinati comportamenti in caso di epidemia: dal favorire comportamenti anti-igienici fino a <<deplorare i rimedi specifici alla diffusione delle malattie>>. Ma forse non è soltanto un caso, che Johnson, è soltanto l'ultimo di una lunga lista di governanti a sposare comportamenti che vanno in direzione opposta al sostegno e alla protezione della vita umana. Così come forse è soltanto un caso, che il CoVid-19 vada a manifestare sintomi più aggressivi verso soggetti già interessati da altre patologie e nelle fasce più anziane della popolazione. Non è certamente un mistero che la grande maggioranza del mondo, sia da secoli preoccupata degli aumenti demografici e si impegnino a controllarne l'esplosione. Un mondo, quindi, sempre meno umano e sempre più contabile di vite umane da barattare in cambio di un ordine programmato. Ma le domande più interessanti sono sicuramente quelle circa i nuovi assetti geo-economici post epidemia, con la conseguenza che tutto questo vada sicuramente ad ampliare il differenziale del potere economico dei singoli stati: chi in precedenza godeva di una posizione di vantaggio, acquisterà un peso sempre maggiore, mentre gli stati in difficoltà vedranno le proprie criticità aumentare e in presenza di un'economia incapace di creare, ma soltanto di spostare ricchezza, gli effetti saranno inevitabilmente colonistici. Verrebbe da pensare che tale emergenza sanitaria, sia per alcune economie, davvero un'opportunità. Focalizzando invece, la nostra attenzione al nostro paese, forse è davvero giunto il momento di ridare valore a determinati asset strategici di crescita e imparare da questa lezione che il supporto statale in favore di settori o dell'intero mercato interno sono essenziali per una crescita economica e industriale, senza timore alcuno di "rimproveri" in nome di trattati firmati in passato e che nulla prevedevano in caso di emergenze simili a questa. Nessuna condanna o ipotesi vi è in quest'articolo, ma solo un invito ad una sana riflessione.
Dott. Lamberti Giuseppe
CuriAmo, ViviAmo, PartecipiAmo il Sarno: 4 Fiumi monitorati con Goletta dei Fiumi
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01 Feb 2020
- Pubblicato: Sabato, 01 Febbraio 2020 12:47
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4 fiumi monitorati, Sarno, Sele, Picentino e Irno, 41 punti complessivi di campionamento e 22 volontari coinvolti nelle attività di prelievo campioni di acqua e analisi. Questi i numeri della sedie di indagini condotte per l’evento di giovedì 30 gennaio "Goletta dei Fiumi", promosso da Legambiente Campania Onlus per il progetto “CuriAmo, ViviAmo, PartecipiAmo il Sarno” sostenuto dalla Fondazione con il Sud. In merito alle attività di monitoraggio che si sono svolte dal 22 giugno al 19 settembre è intervenuta durante l’evento Mariateresa Imparato, presidentessa di Legambiente Campania: «I risultati del nostro monitoraggio dimostrano ancora una volta che in Campania c’è ancora tanto da fare e evidenziano la necessità di investire. Come? Sanando i ritardi sulla depurazione e migliorando le reti fognarie. Inoltre occorre ragionare sull'agricoltura scegliendo meno idroesigenti, senza tralasciare il controllo sull’utilizzo dei fitofarmaci e pesticidi». L’obiettivo sul quale, l’iniziativa in particolare e l’intero progetto in generale, intende lavorare è quello di far emergere una riflessione partecipata e condivisa dalla cittadinanza per comprendere lo stato di salute dei territori del Sarno, partendo dall’attività di analisi e monitoraggio delle acque.
Digital Work Shop, come trasformare la propria azienda in digitale
- Categoria: Informazione
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06 Dic 2019
- Pubblicato: Venerdì, 06 Dicembre 2019 09:00
- Scritto da Editor
In una sala gremita in ogni ordine di posto e incuriosita per le tematiche e le finalità del testo in questione, si è tenuta la presentazione del libro “Digital Work Shop” scritto dagli autori napoletani Vittorio Del Re, Francesco Mele e Giuseppe Nappi. L’evento, che si è tenuto il 5 dicembre presso la libreria ‘Raffaello’ di via Kerbaker a Napoli, ha visto i tre ideatori del manuale spiegare ai presenti la finalità del loro scritto. Quest’ultimo prevede, attraverso esempi, strategie e procedure, la trasformazione della propria azienda o della propria professione da tradizionale a digitale. In seguito ai saluti e convenevoli iniziali, i tre autori – sciorinando gli argomenti e gli elementi principali presenti nei vari capitoli - hanno illustrato in maniera concisa il ‘DWS Model’, frutto di un percorso di 30 giorni in cui si affianca l’imprenditore/professionista per attuare la trasformazione digitale e creare le fondamenta del proprio sistema al fine di acquisire i primi 100 clienti. Attraverso questo vero e proprio manuale è possibile uscire dalla comfort-zone – che prevede paura del cambiamento, rimpianti, insoddisfazione e mediocrità - per spingersi nell’aria di panico/cambiamento dove sono presenti opportunità, nuove sfide, stimoli etc. Per arrivare a tale cambiamento è indispensabile una vera e propria rivoluzione, per certi versi simile alla “Fosbury Flop” che viene trattata nel secondo capitolo: si tratta della tecnica, ormai universalmente impiegata, con la quale l'atleta americano Dick Fosbury vinse l’oro olimpico a Messico ’68 nel salto con l’asta rovesciando il corpo all'indietro e cadendo sulla schiena, anziché frontalmente come facevano tutti i saltatori a quel tempo. La rivoluzione digitale, però, è possibile soltanto assumendo il ruolo di innovatori nella nicchia in cui posizionarsi, diventando così autorevoli nel proprio mercato di riferimento e raggiungendo un buon livello di notorietà pressi i propri clienti. Per attuare tutto ciò è fondamentale l’utilizzo del modello Canvas, ovvero il modello strategico utilizzato per fissare i punti fondamentali della propria start-up e le strategie successive per mettere a punto il modello del valore. In sostanza, l’obiettivo finale del ‘modello DWS’ è creare un network operativo di eccellenza. Una community che diventa una sommatoria di attività digitalizzate, tutte accomunate da un percorso ed un processo di trasformazione che prevede i seguenti punti per trovare più facilmente i clienti: la formulazione di un progetto di marketing imprenditoriale, la realizzazione di video per amplificare ciò che il professionista in questione vuole portare fuori e, infine, l’organizzazione di workshop con contenuti di valore. Il disegno presentato nel “Digital Work Shop” viene fuori dopo anni di sperimentazione nell’ambito della consulenza aziendale e nel libro ci sono anche diversi esperimenti davvero interessanti. Uno di questi, ovvero quello dell’ossitocina che porta nuova energia attraverso semplici baci e abbracci tra persone, è stato messo in scena durante la presentazione in un misto di curiosità e coinvolgimento, nonostante ciò sia avvenuto tra persone per la maggior parte sconosciute tra loro. L’evento, terminato coi doverosi ringraziamenti e saluti finali, è stato un vero e proprio momento di crescita per chi ha ricevuto delle nozioni che possono essere approfondite nel libro in modo tale da dare una svolta e far spiccare il volo alla propria azienda o professione.
Campionamento del fiume Sarno, primi prelievi presso la Foce
- Categoria: Informazione
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05 Dic 2019
- Pubblicato: Giovedì, 05 Dicembre 2019 09:00
- Scritto da Editor